Gianfranco De Meo

L'invenzione dei colori in tubetti e la nascita dell'Impressionismo

Nel 1841 ci fu una piccola invenzione tecnologica, oggi ricordata da pochissimi e non entrata certamente nel novero delle idee geniali del XIX secolo, però questa innovazione era destinata a cambiare per sempre la storia della pittura. Accadde che un pittore americano, John Goffe Rand, inventò il colore ad olio nel tubetto metallico, pronto all’uso e comodo da trasportare. Prima di questa invenzione, il colore veniva sottoposto a una laboriosa operazione: pestato nel mortaio, amalgamato con oli, conservato in vesciche animali. «Senza i tubetti di colore non ci sarebbero stati Cézanne, Monet, Sisley o Pissarro, niente di ciò che i giornalisti avrebbero chiamato Impressionismo», disse una volta Pierre-Auguste Renoir. Perché? Perché senza il tubetto, dunque il colore portatile, non sarebbe mai nata quella stagione indimenticabile che oggi ricordiamo con l’espressione francese «en plein air», all’aria aperta. Radice estetica e culturale dell’Impressionismo, dove i dipinti nascevano sull’argine dei fiumi o nei giardini, sulle rive dei laghi o in montagna. Con gesti rapidissimi, pennellate veloci, quasi piccole danze intorno alle figure. Al centro, il colore e la percezione.

Pierre-Auguste Renoir, Claude Monet mentre dipinge nel suo giardino ad Argenteuil, (1873) olio su tela, cm 46 x 60.