Gianfranco De Meo

Leonardo e Michelangelo: la rivalità che infiammò Firenze

All'inizio del Cinquecento, Firenze era una città piccola ma vibrante di genio artistico. Due tra i più grandi maestri della storia dell'arte si incrociavano per le sue strade: Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. E quando si incontravano, l'aria si faceva elettrica. 
Non era semplice rivalità professionale. Era lo scontro tra due visioni dell'arte completamente opposte, tra due temperamenti inconciliabili. 

Le critiche reciproche
Michelangelo guardava Leonardo con insofferenza. Vedeva in lui un genio universale, ma anche un artista che non portava mai nulla a termine. Giorgio Vasari nel libro Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, racconta che Michelangelo criticava Leonardo: "Per l'intelligenza dell'arte cominciò molte cose e nessuna mai ne finì". L'Adorazione dei Magi, incompiuta. Il monumento equestre a Francesco Sforza, mai realizzato. 

Leonardo, dal canto suo, scrisse nel Codice Atlantico: "Le figure troppo muscolose sembrano dei sacchi di noci". Chiunque conoscesse il David di Michelangelo capiva il riferimento implicito. Ma Leonardo andava oltre, criticando il mestiere dello scultore: "Lo scultore lavora con esercizio meccanicissimo, accompagnato da gran sudore composto di polvere e convertito in fango, con la faccia impastata, tutto infarinato di marmo, che pare un fornaio". 

Lo scontro in piazza
L'episodio più celebre è raccontato da Vasari. Un giorno Leonardo stava discutendo di Dante in piazza con alcuni cittadini. Vedendo passare Michelangelo, lo invitò a intervenire. La risposta fu tagliente: "Spiegaci piuttosto del cavallo di bronzo che non hai mai finito e che hai lasciato a metà per la vergogna!" Leonardo tacque.

Quando fu necessario decidere dove collocare il David, Leonardo propose di sistemarlo in una nicchia interna di Palazzo Vecchio, "per non disturbare le cerimonie ufficiali". Fu invece esposto in piazza della Signoria, nel cuore della città. Michelangelo aveva vinto di nuovo.

La sfida delle due battaglie
Nel 1504, la Repubblica di Firenze decise di mettere i due geni a confronto diretto. A entrambi fu commissionato di dipingere una grande battaglia storica su pareti opposte della Sala del Gran Consiglio di Palazzo Vecchio: a Leonardo la Battaglia di Anghiari, a Michelangelo la Battaglia di Cascina.

Secondo la tradizione, quando i due si incontrarono nella sala, Leonardo chiese a Michelangelo: "Tu cosa dipingerai?" Michelangelo rispose seccato: "Questo è un lavoro da giovani. Tu vai a studiare geometria, che è meglio". 

Un altro episodio racconta che Leonardo, passando per strada con i suoi allievi, vide una sbarra di metallo per terra. La raccolse e la piegò con una forza incredibile. Era la sua dimostrazione fisica contro chi lo considerava solo un teorico.  Michelangelo passava di là. Leonardo chiese: "Tu che ti credi tanto forte... raddrizzala." Michelangelo rispose: "E perché tu vuoi che io raddrizzi le cose che tu hai fatto storte?"

Due filosofie inconciliabili
Dietro gli scontri personali c'era qualcosa di più profondo: due modi opposti di intendere l'arte. Leonardo credeva nella teoria, nell'osservazione scientifica, nel pensiero sistemico. Michelangelo credeva nell'esecuzione, nella forza del gesto creativo, nella forma che emerge dalla materia

Leonardo pensava, Michelangelo agiva. Leonardo immaginava, Michelangelo realizzava. Questa tensione rappresentava il conflitto tra due epoche: il Rinascimento maturo di Leonardo, razionale e armonioso, e quello drammatico di Michelangelo, che già anticipava il Manierismo.

Michelangelo e Leonardo incarnano due poli dell'arte. La loro rivalità fu tensione creativa. Ancora oggi, chi scolpisce o disegna, si muove tra il gesto che afferra e il pensiero che analizza.
Ogni capolavoro nasce da una visione del mondo. E dietro i capolavori, a volte, ci sono rivalità che raccontano molto di più di quanto appaia in superficie.