La domanda che molti principianti che si accostano alla pittura si fanno è: "che colore uso per dipingere la pelle?" È una delle domande più frequenti che ricevo nel mio corso di pittura. E la risposta sorprende sempre: non esiste un colore specifico per la pelle.
Il preconcetto del rosa
Molti autodidatta cercano nei negozi d'arte il tubetto perfetto: rosa carne, incarnato chiaro, tinta pelle, giallo di Napoli rossastro, ma non sono mai sufficienti e si rischia di dipingere una pelle monocromatica, povera di variazioni cromatiche. Perché questi colori preconfezionati raramente funzionano? Perché la pelle non è mai un colore singolo, ma una sinfonia di tonalità che cambiano continuamente con la luce, l'ambiente e le ombre.
La lezione di Delacroix
Il pittore Eugène Delacroix usava un'espressione meravigliosa: "Datemi il fango delle strade e io ne farò i deliziosi toni della carne di una donna". Questo non era un paradosso poetico, ma una verità tecnica. Delacroix sapeva che l'incarnato non si ottiene con un colore specifico, ma attraverso le relazioni cromatiche: come i colori interagiscono tra loro sulla tela.
Il segreto: i contrasti simultanei
Quello che conta davvero è il contrasto simultaneo: un grigio tendente al caldo circondato da toni freddi apparirà molto più rosato di un vero rosa circondato da toni caldi.
La pelle umana riflette la luce dell'ambiente circostante. In una stanza con pareti verdi, la pelle avrà riflessi verdastri. Al tramonto, diventa dorata. All'ombra di un albero, prende toni freddi, tendenti all'azzurro.
Quali colori usare per l'incarnato
Non esiste una regola valida per tutti i pittori, come diceva Monet è più una questione di abitudine. Ad esempio c'è chi per i rossi preferisce avere sulla tavolozza il carminio come rosso freddo e il vermiglione per il rosso caldo. Oppure c'è chi preferisce il magenta per il rosso freddo e il cadmio per il rosso caldo.
Una tavolozza moderna e universale per dipingere il colore della pelle può essere composta dai colori primari più una terra:
• bianco di titanio;
• giallo di cadmio limone oppure ocra;
• rosso di cadmio;
• blu cobalto oppure oltremare;
• terra di Siena bruciata.
Non serve altro. Con questi pochi colori puoi creare infinite variazioni di incarnato: dalla pelle chiarissima nordeuropea a quella più scura africana, dal colorito roseo del bambino a quello olivastro mediterraneo.
L'errore più comune? Aggiungere troppo bianco pensando di "schiarire" la pelle. Il risultato è un incarnato spento, gessoso, senza vita. Il segreto è lasciare i che i colori si mescolino otticamente sulla tela piuttosto che sulla tavolozza.
L'importanza dell'osservazione
La vera abilità nel dipingere la pelle non sta nel trovare il colore giusto, ma nell'osservare senza preconcetti. Guarda davvero quella pelle: non è rosa, non è beige. È una combinazione di tinte calde e fredde, tutte presenti contemporaneamente tenendo conto che i colori accostati si influenzano reciprocamente; che per creare volumi nell'incarnato non bisogna usare il nero; che l'incarnato cambia con l'età del soggetto; che un aspetto importante della pelle è la sua trasparenza.
Conclusione
La prossima volta che ti trovi davanti alla tela chiedendoti "che colore uso per la pelle?", ricorda Delacroix e il suo fango. Non cercare il colore perfetto. Osserva le relazioni, i contrasti, i riflessi. E soprattutto, sperimenta.
Nella foto: E. Delacroix, Orfana al cimitero, 1823-24.